Dispositivi medici

Il settore dei dispositivi medici, complessivamente inteso come produzione di dispositivi biomedicali (disposables), strumentazioni biomedicali, attrezzature tecniche, elettromedicale diagnostico e diagnostica in vitro, ha chiuso il 2012 in Regione Campania con un fatturato di circa 150.00 milioni di euro, un livello di occupazione diretta di circa 1.200 addetti distribuiti in 161 unità locali e un miglioramento del saldo commerciale che, seppur ancora negativo, ha visto un incremento delle esportazioni di circa 15 punti percentuali, per oltre 100 milioni di beni esportati, ed un decremento delle importazioni del 3,5%. Tali valori pongono la Campania al settimo posto a livello nazionale per numero di imprese del settore (160 società su un totale di 3.037 imprese a livello nazionale) e per fatturato (circa il 2% del totale Italia).

Tuttavia, nonostante la presenza di grandi imprese multinazionali del settore operanti in Campania con proprie strutture produttive o di ricerca – tra cui ESAOTE SpA, CGS GVS Sud SpA, SIAD Healthcare SpA – e gli importanti investimenti in corso nel settore da parte di BTP Tecno, una grande impresa che ha rilevato e sta riconvertendo le produzioni ICT dello stabilimento Alcatel Lucent di Battipaglia, la dimensione media delle imprese campane è molto piccola, con un fatturato medio annuo per impresa di appena 2 milioni di euro ed una prevalenza di micro e piccole imprese che operano prevalentemente nel biomedicale (79 imprese con oltre 400 dipendenti e che fatturano complessivamente il 44% del fatturato regionale) e nel biomedicale strumentale (35 imprese con oltre 300 dipendenti occupati ed un fatturato pari al 24% del totale regionale).

Sebbene appena il 17% delle imprese produce in Regione, di queste, soltanto l’11% è composto da contoterzisti mentre tutti gli altri produttori operano con marchi propri grazie a cui riescono a ottenere buone performance in termini di esportazioni, in alcuni casi superiore rispetto a quanto si registra per altri contesti, sia nazionali che internazionali, la cui presenza sui mercati internazionali è fortemente legata al ruolo delle multinazionali lì localizzate.

Molto interessante è l’ampia diversificazione geografica dell’export dei prodotti biomedicali campani: le quote di mercato risultano elevate per paesi più piccoli ma ad ampie prospettive di crescita, come le regioni del Nord-Africa, dell’Europa Centro-orientale e del Sud-America, mentre, all’opposto, nei principali mercati la quota di mercato è più limitata, con l’eccezione della Russia, della Spagna e della Francia.

A livello nazionale, il settore dei dispositivi medici è un’area di elezione per lo sviluppo competitivo, facendo registrare nel 2012 un fatturato complessivo pari a 8,2 miliardi di euro ed un numero di imprese complessiva pari a 3.037 – di cui ben 214 start-up, il 67% delle quali nate da spin-off della ricerca pubblica.

Seppur aperta ai mercati internazionali, il comparto nazionale dei dispositivi medici presenta uno saldo commerciale strutturalmente negativo e, in rapporto ad altri paesi europei, nella classifica internazionale l’Italia è indietro, sia per numero di brevetti (13° a livello mondiale) che per valore delle esportazioni (12° esportatore con 5,911 miliardi di euro); punti di eccellenza e una leadership industriale a livello europeo si registrano in alcuni segmenti importanti del mercato, quali quello della diagnostica per immagini ed del biomedicale, grazie anche alla presenza di alcuni poli produttivi di dimensione internazionale, quale il distretto industriale di Mirandola.

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